“Arte” è un iperonimo, o termine-ombrello, cioè può essere usato per veicolare diversi significati; questa è una delle ragioni per cui è così difficile ridurre l’arte a una sola e semplice definizione, ed è anche una delle ragioni per cui io qui posso solo darne una personalissima opinione, anche perché non ho mai fatto studi specifici sulla materia.
Io credo che la vera Arte, quella con la “A” maiuscola, sia capace di attirare l’attenzione di chiunque, attraverso tempo, spazio, culture e società; l’Arte è tale se fa esclamare “bello”, “interessante” e “mi piace!” a chi vi si trova di fronte, indipendentemente da istruzione, classe sociale e cammino di vita.
Noi tendiamo ad usare “arte” sia per il prodotto del lavoro artistico, l’aspetto oggettivo dell’atto creativo, che per il processo tramite cui una idea emerge dal mondo interiore dell’artista per essere raccolta e fatta propria da altre menti.
Questo costituisce l’aspetto soggettivo dell’arte ed ha a che fare con il modo in cui ogni singola persona sente e sperimenta mentre crea o mentre fruisce dell’altrui creazione. Sommando ognuna di queste singolari viste soggettive di un’opera otteniamo il suo valore intersoggettivo, che alla fine determinerà se questa sarà ricordata come un capolavoro o come una “crosta”, e che costituisce la costruzione sociale della cornice interpretativa usata da ognuno per giudicare l’opera stessa. Così il giudizio personale insieme influenza e, soprattutto, viene influenzato dal passato e dalle altrui opinioni, specialmente se provenienti da chi è percepito come “esperto”. Ciò viene usato dal mercato dell’arte per condizionare il modo in cui ad una particolare opera viene attribuito un valore economico, ma non ha il potere di rendere interessante quel che lascia solo indifferente.
Ne deriva che l’Arte, secondo me, è una creazione umana capace di “parlare” alle persone, di muovere le loro menti, di ispirare sentimenti attraverso il tempo e lo spazio, anche e specialmente senza la necessità di un parere “esperto”.
Ne deriva, ancora, che sebbene le mie immagini potrebbero non lasciarti indifferente, definirle arte resta al giudizio finale del tempo.
Passando dalle cornici ai quadri, sono in disaccordo con chi identifica il capolavoro artistico con una grande tela dipinta ad olio, possibilmente in grado di arredare bene la parete del salone, meglio ancora se in esemplare unico. Una tale opinione tralascia e svilisce l’enorme numero di capolavori realizzati sui più diversi supporti, nelle più diverse dimensioni e con tutte le tecniche disponibili, capaci di stimolare nell’osservatore una grande ammirazione, una profonda comprensione, un moto di trasporto, o perfino una sindrome di Stendhal.
Anche all’unicità dell’opera d’arte credo sia da attribuire molta minore importanza. Intanto, sarebbe meglio separare il valore di mercato da quello artistico: il primo è di molto aumentato dall’effetto che ha sulla nostra mente il principio economico di scarsità e può essere alterato attraverso tecniche pubblicitarie e di vendita, ha un carattere prettamente quantitativo; il secondo è legato alla capacità di un’immagine di comunicare qualcosa di significativo e, se replicabile in molte copie, di raggiungere un pubblico sempre più grande. Ha un carattere qualitativo. È la differenza tra il contare i semi e il pensare ai loro frutti, e un originale lasciato unico è come un seme mai piantato.
'Art’ is a hyperonym, or an umbrella-term, that can be used to convey quite different meanings; this is one of the reasons why it is so difficult to reduce it to a single and simple definition, and it is also one of the reasons why I will herewith give a very personal opinion; and the other reason being the fact that, apart from school, I’ve never formally studied the subject.
I believe that the true Art, the one with a capital ‘A’, is able to attract everyone’s attention, across time, space, cultures, and societies. Art is something that makes someone exclaim, “Beautiful!”, “Interesting,” and “I like it!”, regardless of their knowledge, social class and background.
We used to label ‘art’ both the result of the artist’s work, being the objective result of the creative act, and the process through which an idea moves from the artist’s inner world to the outside – from where it can be picked up and hosted in other people’s minds.
This is art’s subjective aspect. It has to do with how someone feels, and their experiences while making art or instead whilst enjoying it. Add up every subjective view about a single piece of art and we get its inter-subjective value, which in the end determines if an artwork will in the future be considered a ‘masterpiece’, or mere ‘mastercrap’. This inter-subjective value is a kind of social construction that become the frame used by any individual to adjust the interior judgment to the exterior expectations; a frame influenced enormously by the past and by others’ opinions, especially when these are viewed as ‘experts’. Art marketeers use these expert opinions to drive the public acceptance of any particular artwork, yet they are still wholly unable to make interesting that which just leaves us indifferent.
It follows that Art, in my opinion, is a human creation able to ‘talk’ to people, to move their mind, to inspire feelings across time and space, with or (especially) without any ‘expert’ endorsement.
It follows too that although my images could not leave you indifferent, to say they are art rests not with me, but on the final judgment of time.
Leaving frames for pictures, I disagree with people who think an art masterpiece has to be a big stretch of oil-painted canvas that would look “Fabulous!” on their salon wall, and even better if it is also a unique original. An opinion like this dismisses the plethora of beautiful, amazing artworks realised on many different kinds of substrate surface with the most diverse techniques and sizes, all able to stimulate in the viewer great admiration, a deeper understanding, a moving feeling, maybe even a Stendhal’s syndrome.
And the importance given to the uniqueness of an artwork I also disagree with. I think it would be better to separate the market value from the artistic value of a piece of art: the first is greatly increased thanks to the effect on our mind produced by the economic principle of scarcity and can be altered by means of marketing and advertising. This has mainly a quantitative character. The second is due to the ability of an image to convey something meaningful and, if replicable in many copies, to reach an ever increasing public. It has a qualitative character. Between them there is the same difference existing among counting seeds and thinking about the fruits they could yield. I believe an original kept unique is like a seed never planted.